BELMONTE MEZZAGNO: LA STORIA, IL PRINCIPE, LA CHIESA, LO STAGNONE E LE FESTE
Belmonte Mezzagno, comune in provincia di Palermo, è posto a 350 mt sul livello del mare e dista circa 15 km dal capoluogo di provincia. La sua superficie è di ettari 2920 circa e si estende in una fertile vallata alle falde della montagna “Pizzo di Belmonte”. E’ circondato dalle montagne del Bosco, Montagnoli e Santa Caterina e confina a sud-est con territorio di Misilmeri, a nord col territorio di Palermo e a sud-ovest coi territori di Altofonte e Santa Cristina Gela. E’ esposto a scirocco e ventilato da due vallate: l’uno detta “Beveratoio Vecchio” l’altra “Janselmo” e si trova in prossimità della località turistica Gibilrossa, zona di notevole interesse storico, in quanto vi sostò durante La Campagna dei Mille, Giuseppe Garibaldi e da dove si può ammirare uno dei panorami più suggestivi di Palermo.
Le origini del nome “Belmonte Mezzagno” non si possono stabilire con esattezza. Si sa che il primo nome derivi dall’omonimo monte “Pizzo di Belmonte” che sovrasta il paese. L’origine del secondo nome invece, è incerta e controversa. Due sono le tesi principali: dalla prima sembra che il nome “Mezzagno” derivi dalla parola “Mezzo-Agno”, cioè mezzo agnello, che era un obbligo che pagavano i contadini al Principe del feudo perché possedevano le terre in enfiteusi; La seconda tesi, invece, che esclude la prima è quella secondo cui il nome “Mezzagno” sia di origini araba.
Le prime notizie su Belmonte risalgono al 1400, quando Belmonte era un feudo di proprietà della nobile ed antica famiglia Afflitto. La famiglia Afflitto era giunta in Italia con la venuta dei Normanni, stabilendosi a Napoli. Con le prime spedizioni Normanne, gli Afflitto ottennero in premio numerose terre nell’Italia meridionale, stabilendosi in Sicilia e governando in vari feudi tra cui anche Belmonte. La varie generazioni degli Afflitto si prodigarono per dare prestigio al feudo di Belmonte e per popolarlo. Col passare del tempo la famiglia Afflitto divenne numerosa. Nel 1600 il principe di Belmonte passa dalla famiglia Afflitto alla famiglia Ventimiglia, dal matrimonio di Ninfa Afflitto con Francesco Ventimiglia Rossel. Il 18 aprile 1752 Giuseppe Ventimiglia chiese ed ottenne dal Re Carlo III la “Licentia Populandi”. Il territorio privo di insediamento urbano, venne popolato grazie all’arrivo di centinaia di persone alle quali il principe lottizzò buona parte dei suoi feudi concedendone le proprietà in enfiteusi. Egli, quindi, fu il vero fondatore di Belmonte Mezzagno. Il primo insediamento urbano del paese fu il “Baglio”. Secondo il censimento fatto dal Sacerdote Grasso, la popolazione era composta da 184 persone distribuite in 38 famiglie, distribuite in 7 strade, di cui n. 98 maschi e n. 86 femmine.
Poco distante dal “Baglio”, Giuseppe Emanuele Ventimiglia fece costruire la Chiesa Madre, completata dopo 4 anni di duro lavoro. La Chiesa dedicata al “SS. Crocifisso” è un opera monumentale con una prospettiva simmetrica e imponente in stile neo-classico. E’ collocata nella parte superiore della piazza principale nel centro del paese. Ha una superficie di 200 mq e la facciata si innalza per quasi 30 mt. E’ stata eretta canonicamente il 26 febbraio 1756. L’ampio scalone dà accesso ai piani superiori che sono formati da una bella scalinata a due bracci a cui si ispira tutto il prospetto. La sistemazione della chiesa, più che alla religiosa contemplazione punta all’effetto scenografico e alla maestosità delle facciate, che sembra preludere ad una grande basilica a tre navate. Il prospetto è a tre porte delle quali soltanto quella centrale immette direttamente sul vano della Chiesa. All’interno si possono ammirare: sull’Altare Maggiore il grande Crocifisso, donato dallo stesso Principe Ventimiglia, scolpito in legno di cipresso, che esprime una commovente e composta drammaticità; Esso è il più grande dei 3 Crocifissi fatti scolpire da Giuseppe E. Ventimiglia e donati rispettivamente alle Chiese di Belmonte, S. Stefano di Quisquina e Gratteri. Nelle pareti laterali i due Altari sui quali si trovano due grandi tele raffiguranti, Santa Rosalia (di cui fu tentato molti anni fa il furto, infatti si noti sul lato destro un foro da dove i ladri avevano tentato di staccare la tela dal muro),l’altra la Sacra Famiglia, attribuite a Pietro Novelli e di inestimabile valore.